L’Anno della fede, indetto dal Santo Padre Benedetto XVI con la Lettera apostolica Porta Fidei per sottolineare il cinquantesimo anniversario dell’apertura del Concilio Ecumenico Vaticano II e il ventesimo del Catechismo della Chiesa Cattolica, ci ha visti pellegrini alla sede di Pietro per professare cattolicamente – uniti cioè a tutti i cristiani del mondo - la nostra fede in Dio Padre, Figlio e Spirito Santo, insieme al Santo Padre, chiamato a confermare sempre nella fede i suoi fratelli.

 

La parrocchia S. Rocco, rispondendo all’invito, ha organizzato dal 2 al 5 gennaio scorso un pellegrinaggio per confessare la fede ad pedes apostolorum.

Il pellegrinaggio comincia ancora prima della partenza concreta; è un’esperienza oltre che fisica anche emotiva e spirituale perché coinvolge il nostro cuore e la nostra anima. In ciò è differente da una gita o da una vacanza; nel momento in cui si decide di partire in pellegrinaggio, il viaggio inizia dentro di sé, inizia con le domande vere, con i perché autentici, con i confronti reali della vita. Iniziato magari per uno stimolo al quale non si è dato alcun significato, per iniziativa di un parente o di un amico, ma poi il viaggio si trasforma in un’appassionata esperienza di fede, in una riscoperta gioiosa della fede. È probabile, allora, che Qualcun Altro ci abbia voluto come pellegrini.

Il pellegrinaggio, da qualunque punto dell’esistenza si intraprenda, è sempre una provocazione alla propria vita, alle proprie abitudini, ai propri radicati modi di essere o di fare; è l’inizio di un cammino sorprendente e coinvolgente. Le strade, i mezzi, la meta fisica, le sensibilità possono essere diverse, ma la destinazione è sempre la stessa: Gesù Cristo.

Roma è la meta fisica del nostro itinerario; Romei sono dunque i nostri pellegrini, cosi ci chiama la guida, non turistica ma spirituale, padre Vito; erano chiamati Romei, specialmente nel Medioevo, i pellegrini che da ogni parte del mondo si mettevano in cammino per giungere a Roma e pregare sulla tomba dei martiri, in particolare di Pietro e Paolo.

Con quest’appellativo, che ci accompagnerà per tutto il cammino, iniziamo il pellegrinaggio: da Scordia a Roma, dalla parrocchia di San Rocco alla Basilica di S. Pietro, dall’intimità delle nostre case ai luoghi della cristianità, dai propri cuori all’incontro con Gesù, il Signore. Ai pellegrini piace essere chiamati Romei, un nome che li riveste di nuova consapevolezza, li fa sentire non semplici viaggiatori ma autentici pellegrini, cercatori di Dio. Seppur in versione più … comoda, si avverte una certa vicinanza ai primi pellegrini cristiani e con spirito di fede affrontiamo il cammino, facendoci desiderosi di incontri significativi per fortificare la nostra fede.

Partiamo la sera del capodanno; 34 Romei dai sei anni in su: coppie, giovani adulti, famiglie con bambini e il parroco. Così l’anno inizia viaggiando, su un pullman confortevole; li separa da Roma una lunga notte di viaggio sotto un cielo stellato. Roma ci accoglie con un sole splendente; primo appuntamento la partecipazione all’Udienza Generale del Santo Padre Benedetto XVI nell’aula Nervi, piena come sempre di fedeli da ogni parte del mondo, quel giorno in particolare di giovani. Il Papa sviluppa una catechesi sull’origine divina di Gesù Cristo; è il momento della festa, della gioia gridata a squarciagola, soprattutto dai bambini che chiamano il Papa. Un umile figura, come di un vecchietto che si trascina, ma che quando parla sa affermare con autorità la fede e la gioia che scaturisce dal sentirsi uniti a Gesù Cristo.

Il percorso spirituale dei Romei si sviluppa secondo quattro tappe, proposte come itinerario catechetico di approfondimento del proprio credere, anche con un sussidio appositamente preparato. La prima tappa è quella della fede pregata. Direzione la Basilica di San Paolo fuori le mura; celebrazione della Santa Messa e di seguito un momento di preghiera e di riflessione individuale. Si intraprende il vero pellegrinaggio: il cammino spirituale per riscoprire e rinsaldare la fede, unendosi strettamente alla fede indefettibile e salda della Chiesa. Nel secondo giorno la meta è la Basilica di San Pietro, la tomba di Pietro e dei suoi successori; lì viviamo la seconda tappa del nostro itinerario spirituale: la fede professata. Siamo nel luogo che conserva la memoria viva del primo degli apostoli, la cui fede è pietra, riferimento stabile e permanente per la fede della Chiesa intera. Gli occhi dei Romei sono quasi abbagliati dallo splendore della basilica; si trovano davanti ai capolavori dei più illustri maestri d’arte che hanno determinato la magnificenza della basilica. Dalla percezione visiva all’intimità del cuore, dalla sensazione alla preghiera che commuove l’animo davanti a tanta meraviglia. L’arte diventa preghiera. Uscendo sulla grande piazza l’attenzione è focalizzata sulla Natività nel paesaggio di Matera, ovvero il Presepe di Piazza San Pietro, che quest’anno ambienta l’evento natalizio nel suggestivo scenario dei Sassi di Matera. Nel pomeriggio i Romei si recano alla Basilica di Santa Maria Maggiore per vivere la terza tappa dell’itinerario: la fede celebrata. Nella cappella Cesi della Basilica padre Vito con tutti noi celebra la Santa Messa; si rivive il memoriale pasquale, si condivide con gioia il dono dell’Eucarestia, si rinnovano gli impegni battesimali davanti al Battistero della Basilica. Si prosegue il cammino con la visita alla chiesa di S. Pietro in Vincoli che ospita il celebre Mosè scolpito da Michelangelo per la tomba del Papa Giulio II. Da qui il percorso ci conduce al Colosseo, luogo simbolo del martirio dei primi cristiani. La giornata non finisce: i Romei sono davvero instancabili e non si fermano. Dopocena, un inaspettato fuori programma: la visita al Santuario del Divino Amore. La Provvidenza ci assiste: non solo troviamo il piccolo santuario ancora aperto, ma anche un sacerdote che ci accoglie e ci intrattiene illustrandoci la storia del santuario, molto caro al cuore credente dei Romani. Si presenta così l’occasione di rivolgere una preghiera ai primi Beati in coppia, i coniugi Beltrame-Quattrocchi, che riposano nella cripta del santuario.

Viviamo la quarta tappa del cammino, la fede vissuta, proprio presso le catacombe di San Callisto. Ci siamo trovati di fronte alla fede dei primi cristiani, allo stile di una fede vissuta con audacia e determinazione, ma anche con umiltà e sobrietà, all’insegna dell’uguaglianza e della comunione. Le catacombe sono il segno vivo di un importante patrimonio non solo artistico e culturale ma, soprattutto, di una commovente e toccante testimonianza della vita di fede; una vita semplice ma intensa di una comunità di credenti che erano un cuor solo e un’anima sola. Le catacombe sono considerate la culla del cristianesimo e l’archivio della Chiesa delle origini. Nelle Catacombe di San Callisto oltre che i primi martiri cristiani, sono stati sepolti sedici pontefici; scendiamo per una ripida scala e percorriamo un breve tratto dei molteplici cunicoli scavati dalle prime comunità per seppellire i loro morti; una breve sosta per ammirare la statua di Santa Cecilia, gli antichi grafiti, i resti di antichissime pitture murali, di innumerevoli lapidi con simboli cristiani, invocazioni, attestazioni commoventi di fede e di speranza. I Romei si apprestano così a vivere un momento intenso e coinvolgente del loro pellegrinaggio, destinato a rimanere nei loro cuori: la celebrazione della Santa Messa, presieduta da padre Vito, in un vano delle catacombe. Non si poteva evitare la commozione nel sentirsi partecipi di un evento che sembrava superare la dimensione temporale: si condivide la fede, la fede resa viva dall’Eucaristia, on un luogo che in un tempo lontano ha accolto cristiani sinceri e forti del proprio credo, determinati ad affermare la loro fede, sfidando le persecuzioni anche a costo della vita. È la contemplazione del cristianesimo nella sua forma più vera, autentica e salda, di comunità raccolta attorno al Cristo vivo, Parola e Pane di vita. Si risale in superficie, il sole romano riscalda l’aria ancora fredda del mattino. Proseguiamo il cammino verso la Basilica di San Giovanni in Laterano, sul colle Celio. È l’ultima delle tappe dei Romei, che hanno accolto l’invito a riscoprire i contenuti della fede professata, celebrata, vissuta e pregata e a riflettere sull’atto del credo.

L’anno della fede, ancora in atto di svolgimento, si rivela preziosa occasione per vedere la fede come un dono da riscoprire, coltivare e testimoniare, affinché “il Signore conceda a ciascuno di noi di vivere la bellezza e la gioia dell’essere cristiani” (Benedetto XVI, Porta Fidei).

I Romei sono uomini e donne contemporanei, che vivono il loro tempo e apprezzano anche il buono e il bello della contemporaneità. Così occupano il loro ultimo pomeriggio romano seguendo il classico itinerario turistico romano: una lunga passeggiata da fontana di Trevi, a piazza di Spagna, Trinità dei monti, da via Condotti a piazza Navona, che per l’occasione natalizia celebra su miriadi di bancarelle il suo tripudio alla Befana.

La mattina presto partenza per Scordia… Ma i Romei consumano le ultime forze rimaste; una breve passeggiata, resa più rapida dalla gelida aria del mattino, a Castel Gandolfo, incastonata tra i Colli Albani e il lago Albano, conosciuta soprattutto per la presenza della residenza estiva dei papi, alla quale fanno corona altre residenze estive, ville e villini;, e poi ancora Frascati, con le sue piazze, la cattedrale, le bancarelle per l’acquisto frettoloso degli ultimi souvenir…

Ora… rientrano i Romei? Sì, ma a malincuore; certamente riconfermati nella fede, appagati nell’anima e nel cuore, rinsaldati nell’amicizia e perciò desiderosi di prolungare l’esperienza romea. Pertanto anziché dare riposo alle membra stanche, i Romei progettano altri pellegrinaggi, nuove tappe da percorrere insieme per riscoprire la gioia della fede cristiana, la fede nel Bell’Amore.

Fortuna Scavo

 

 


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