Noi tutti, sempre, siamo degli amati da Dio. Questo l’annunzio gioioso di questa domenica.
La libertà degli uomini spesso scatena abissi di morte e di sofferenza, specie quando l’uomo non vive da uomo e si lascia trascinare dai suoi istinti di potere e di sopraffazione. I deserti della nostra vita, nei quali camminiamo per sottrarci al confronto con gli altri e con Dio, rendono sterili anche i nostri cuori, indurendoli.
Ma Dio ci ama sempre, anche nelle nostre lontananze, anche nei nostri esili. E quando manda il suo unico Figlio, lo manda a condividere le nostre croci, persino a morire. Nell’abisso scatenato della libertà degli uomini, Dio riversa l’abisso irruente della sua carità: lì, alla croce, attende che l’umanità capisca il suo amore e si converta alla verità assoluta: il segreto della vita sta nell’essere vita donata, pienamente e appassionatamente donata.
Al cuore dell’esperienza della venuta di Gesù Cristo nel mondo e del suo cammino verso la croce sta Dio che ama il mondo. L’affermazione del vangelo pone Dio e il suo amore come la realtà fondante e assoluta non solo della fede ma della vita stessa del mondo.
Nessun amore s’impone; Dio stesso non ci obbliga ad amarlo, ci invita ad accogliere il suo amore nel Figlio innalzato sulla croce. In quel Figlio elevato Egli attira tutti a sé.
Amore è una parola dai mille usi, oggi più che mai. Il nostro cuore è così profondamente immerso nell’equivoco dei nostri molti amori, che ancora non evitiamo di mescolare ad egoismo, odio e violenza. E, tuttavia, l’amore crocefisso del Figlio di Dio è e rimane il giudizio; di fronte a quest’amore non abbiamo alibi. L’’amore di Dio è il giudizio che ci salva; ci salva da noi stessi e dai nostri peccati, dal male che ci opprime e nel quale ci chiudiamo. L’amore di Dio ci svela la verità di noi stessi e delle cose. Affidarsi a questo amore divino crocifisso è la nostra salvezza: Egli non chiede che di lasciarci amare.
La Parola di Dio di questa domenica ci mette di fronte al paradosso cristiano: da una parte l’annunzio che il principio di tutte le cose è l’amore di Dio per il mondo, dall’altra la constatazione che questo amore è rivelato proprio là dove costatiamo l’assenza dell’amore, la croce di Gesù.
Gesù, sulla croce, è la manifestazione dell’amore di Dio perché è un uomo che ha dato la sua vita per gli altri, fino ad annientare se stesso; ha amato gratuitamente, senza se e senza ma. Questa è la fedeltà all’amore. E noi possiamo riferirci all’amore di Dio, con gioia, solo nella misura in cui viviamo fedeli ad un progetto di esistenza la cui legge non sia il prestigio, la competizione vittoriosa con gli altri, ma unicamente la logica dell’amore.
Per arrivare a questa fedeltà bisognerà lasciare tutte le sicurezze, anche quelle che crediamo essere parte della nostra fede; solo questa condizione ci permetterà di scegliere la fedeltà ad un amore che porti alla rinuncia di se stessi per amare dimenticando noi stessi, assumendoci in pieno il rischio di vivere secondo la legge dell’amore.
All’ombra della croce del Calvario, unico luogo di lettura dell’amore di Dio amore che afferra e che attrae, impariamo a lasciarci amare, a scoprire l’infinito amore di Dio nei nostri confronti e da questo amore, e con questo amore, impareremo ad amare.
Guardiamo alla croce di Cristo; contemplando quelle piaghe d’amore verremo guariti. L’unica strada per rinascere è credere in te, l’Innalzato; ho bisogno della tua luce, Signore, e più ancora del tuo amore e della tua grazia, per fare questa strada, per sceglierti ancora. E lo Spirito, che è vita, mi aprirà a risposte nuove, sconosciute, imprevedibili: la salvezza viene dal Tuo costato trafitto, o Cristo innalzato sulla croce. E lì che si nasce; è lì che acqua e Spirito sono donati, doni d’amore nuziale di chi, Innalzato, rimane per sempre segno d’amore assoluto, segno d’amore infinito. Dalla croce l’Innalzato offre la vita, rigenera dall’alto, fa nascere cuori che sanno accogliere l’amore del Padre e sanno amare gli uomini con la passione di Dio. Fammi nascere, Signore, sotto la tua croce; fammi nascere di nuovo, fammi nascere ancora; donami questa esperienza umile di credere nel tuo amore, di sapermi sempre amato e salvato dal tuo cuore di amico e di fratello, ferito e trafitto per fare del mondo il cuore di Dio. |