La famiglia appare nella Scrittura come il luogo della benedizione di Dio: pace e concordia, solidarietà e reciprocità d’aiuto, apertura al futuro attraverso la generazione dei figli ne sono le caratteristiche che la rendono immagine della relazione di alleanza di Dio con il suo popolo. Oggi la crisi della famiglia crea difficoltà a percepire questo messaggio.
E tuttavia la comunità cristiana non può rinunciare a comprendersi come “famiglia di Dio” e a modellare anche le relazioni intrafamiliari sui valori che vengono proposti dalla parola di Dio e dall’esempio che viene dalla famiglia di Nazaret.
Il vangelo presenta Gesù dentro il tessuto di una famiglia umana concreta, in un quadro realistico di ordinamenti, vicende e relazioni proprie del suo ambiente. E tuttavia conclude mettendo in evidenza la presenza di Dio in quella famiglia, in cui «il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era sopra di lui».
La pienezza della sapienza in Gesù rappresenta il compimento della promessa messianica richiamata dalla prima lettura: al centro sta l’alleanza che Dio offre all’umanità e che chiede solo una risposta di accoglienza fiduciosa.
In questo senso la seconda lettura presenta la fede di Abramo e di Sara come l’atteggiamento del vero credente: è tale chi sceglie di fondare la propria esistenza sul Dio affidabile.