L’annuncio che il Signore è vicino risuona anche oggi come un monito a cambiare le condotte di vita non coerenti con la sua venuta.
Ma è anche un annuncio che solleva il nostro sguardo verso l’alto e che non può non generare in noi grande gioia. Occorre non ingannare noi stessi: la gioia cristiana non è un atteggiamento passivo, che chiude su noi stessi e si esaurisce in una sensazione di piacere, ma è piuttosto la gioia di chi si sente chiamato a collaborare ad un progetto di trasfigurazione del mondo, un compito che è fonte di senso e di responsabilità, un senso della vita che diventa testimonianza. In questo modo la vicinanza del Signore, vissuta con autenticità, ci rende segni credibili di fronte al mondo.
Nel vangelo Giovanni Battista rivolge a Gesù la domanda cruciale per ogni credente: Chi sei tu? Scoprire chi è Gesù per noi porta a prendere coscienza dell’essenza della nostra fede e anche a interrogarci su come rendiamo ragione del nostro credere di fronte agli altri. Possiamo così scoprire anche il nostro personale compito di testimoni.
La prima lettura descrive la missione del profeta come uno che porta un messaggio di pace e di liberazione. Gesù riprenderà questo testo di Isaia per annunciare che egli stesso dà compimento alla promessa. Nella seconda lettura Paolo indica la missione del cristiano nell’essere testimone di gioia e di riconoscenza, nel pregare e nel praticare il discernimento della volontà di Dio in ogni situazione.